Tratto dal romanzo di successo dello scrittore Zhenyun Liu – che ne ha curato anche la sceneggiatura – , Someone to Talk to è la sorprendente opera prima della regista cinese Yulin Liu, che a partire dal tema ormai sdoganato del divorzio sviluppa un’analisi della solitudine e ambizioni umane.
Dopo la scena iniziale in cui Aiguo – Mao Hai – e Lina – Li Qian – firmano entusiasti le carte per il matrimonio, il film subisce un avanzamento di dieci anni, durante i quali i due si sono allontanati sempre di più. Unico collante della loro coppia è la figlia Baihui – Li Nuonuo – , ma il già precario equilibrio viene definitivamente a spezzarsi con la scoperta da parte di Aiguo della relazione intrattenuta dalla moglie con un uomo sposato. La separazione è un dato di fatto ma Lina potrà ottenere dal marito il divorzio solo a patto che l’amante si prenda le sue responsabilità, divorziando a sua volta. Lina però farà di testa sua e Aiguo dovrà pensare da solo a crescere la figlia e salvare la faccia.
Della Cina Liu ci racconta il volto meno noto, quello consumista e potremmo dire quasi “borghese” della nascente classe media. L’atmosfera predominante in Someone to Talk to è di opprimente incomunicabilità, il peggior demone dei suoi protagonisti: il silenzio è rotto soltanto da frasi di circostanza o, al contrario, da esplosioni di rabbia che ne tradiscono i veri sentimenti. L’unica che può permettersi di parlare a cuore aperto è la piccola Baihui – alla cui giovanissima attrice va riconosciuto il merito di un’ottima interpretazione – , ancora spensierata ma a sua volta sola, come si evince dalla sequenza che la vede correre attraverso il ventre meccanico della città industriale di Yanjin nell’indifferenza generale. Liu veicola il vuoto esistenziale dei personaggi anche con la macchina da presa, attraverso la reiterazione di lunghe inquadrature che indugiano sui soggetti, schiacciati dall’ambiente circostante.
La concezione di matrimonio che traspare da questa storia di disgregazione familiare non è tuttavia da interpretarsi come una sorta di scetticismo dell’autrice nei confronti dell’istituzione stessa; piuttosto, Liu ne vuole colpire gli elementi disumanizzanti, frutto della sterilità che il rapporto di coppia raggiunge quando la spontaneità viene uccisa dalle convenzioni sociali e dal fallimento dei propri sogni. Ecco allora che l’individuo sprofonda nel senso di inadeguatezza – come Aiguo – o si vota alla ricerca del piacere immediato – come Lina.
Trattandosi di un esordio Someone to Talk to rappresenta una prova brillante, per quanto l’insistenza con cui si affronta la questione dell’impossibilità a comunicare e le psicologie convenzionali dei personaggi non le facciano onore.