Leoni d’Oro ma non solo: al Festival di Venezia 2022 ci sono anche leonesse: coraggiose e determinate. Sono “Las Leonas” le protagoniste di un documentario che ci parla di donne che, sfidando pregiudizi e limiti fisici e anagrafici, giocano a calcio, appassionatamente e tenacemente.

Partecipano a un torneo (intitolato appunto “Las Leonas”) che da alcuni anni si svolge a Roma ed è formato da alcune squadre di calcio a otto, formate da donne di varie nazionalità, in prevalenza immigrate dal Sudamerica (Perù, Paraguay, Ecuador, Colombia…) ma ci sono anche marocchine, cinesi, donne dell’Est Europa e italiane.
Nella maggior parte lavorano come colf, badanti o governanti, ossia coloro che reggono sulle loro spalle il peso di case nelle quali padroni troppo impegnati o distratti spesso stentano ad accorgersi della loro presenza. Per sei giorni su sette si dedicano agli altri. Ma quando arriva finalmente la domenica ecco che si ritrovano al campo di calcio, il Vis Aurelia alla periferia di Roma, dove si dedicano a una passione sportiva coltivata con tenacia. Spesso ci vanno in segreto, perché i padroni potrebbero non gradire quella loro libertà così controcorrente.

Con delicatezza, garbo, discrezione, proprio in punta di piedi, le due giovani registe Chiara Bondì (italiana) e Isabel Achával (argentina) entrano nelle case di alcune di loro, raccolgono, senza giudicare, i racconti delle loro vite, spesso di grande sofferenza e nostalgia, talvolta incontrano anche i datori di lavoro.
Le protagoniste parlano con una timidezza che via via si scioglie, fino a far sentire lo spettatore sempre più partecipe dei loro pensieri, dei loro entusiasmi, delle loro speranze. Elvira si sposta da un luogo di lavoro all’altro in sella alla sua bicicletta, marcata Fausto Coppi, e macina 300 chilometri alla settimana. Joan è fuggita da violenze domestiche e ora sogna di proteggere tutti i suoi nipoti.  Siham invece viene dal Marocco e senza esitazione dice che l’errore della sua vita è stato il matrimonio, ma che ora è libera e il calcio per lei è ormai indispensabile: “è una droga”. E così Melisa, Vania, Bea e Ana, moldava, strenua capitana di una delle squadre.

Molte parlando si commuovono, qualcuna si infervora, una afferma “sono come il pagliaccio: rido per non piangere”. Per tutte c’è una ricerca di riscatto con dignità, di integrazione con sacrificio, di progresso senza autocompatimenti. Alla fine, si è certi provare per loro ammirazione e affetto sincero.

Non tutte hanno un physique du rôle ma sono tutte così determinate che il loro giocare al calcio è uno spettacolo, sottolineato nelle belle riprese in slow motion che sottolineano lo sforzo e anche la tattica. Alla fine del torneo “Las Leonas” ci sarà una squadra vincente, ma la vittoria è per tutte già nell’essere arrivate fino in fondo alla sfida.

Ma grazie a questo documentario hanno anche raggiunto il traguardo morale di essersi liberate del peso di dolori, paure e segreti a volte mai prima confessati, di quel pudore che pesa sul cuore.
“La loro stessa vita è davvero cambiata – raccontano le registe – anche perché le protagoniste non si erano mai spostate da Roma e per la prima volta hanno avuto due giorni di libertà e hanno sfilato sul tappeto rosso di Venezia. Potete immaginare!”.

Presentato alle Giornate degli Autori nella sezione Notti veneziane Las Leonas, iniziato prima del Covid e concluso nel 2022, è prodotto con Rai Cinema dalla Sacher di Nanni Moretti, che si riserva nel documentario un breve e auto-ironico cameo.
Il film uscirà nelle sale italiane il 15 settembre 2022 e vale la pena di vederlo il prima possibile, per capire quanto ci possano insegnare queste donne che svolgono lavori umili e sono docilmente sottomesse, ma hanno un cuore da Leonesse. Noi tutti, la nostra società, dovremmo aver più attenzione anche ai loro diritti, perché dar loro pari dignità è l’unica via per costruire Paese giusto, in pace e solidale e per garantire, in definitiva, anche la pienezza della nostra, di dignità.

In anteprima è stato presentato in alcune sale italiane. A Torino è apparso nella sobria ed elegante sala 1 del cinema Nazionale riaperto dopo un restauro che ne ha portato a 4 il numero delle sale: il patròn Lorenzo Ventavoli, con i suoi 90 anni, ha voluto ancora credere nel cinema e, in effetti, la lunga coda in attesa dell’apertura del locale sembrava dargli ragione.

L’anteprima torinese si è svolta domenica 11 settembre, data storica per molti versi, anche per quell’11 settembre del 1973 nella quale fu attuato il golpe militare di Pinochet in Cile, oggetto dell’intenso documentario Santiago, Italia di Nanni Moretti, del 2018. Una coincidenza, certo, ma non proprio un caso. Moretti, che era presente all’anteprima di Las Leonas a Torino: “Non lo faccio come una missione, ma come un piacere – ha commentato – anche avere una mia sala (il cinema Nuovo Sacher a Roma, ndr) è un completamento del mio lavoro di regista. Ho prodotto ben 4 film di esordio, di registi come Carlo Mazzacurati, Vania Santella, Andrea Molaioli… E ora mi interessa il lato umano di questa storia e l’energia che queste Leonesse sprigionano, nel campo da calcio, come nella vita”. “Mi sembra importante – ha aggiunto – che sia stato un documentario ad aver vinto quest’anno la mostra del cinema di Venezia”.