Con questa commedia perfetta, delicata e pudica, ma anche coraggiosa e pungente, ancora una volta il cinema iraniano si rivela di una bravura tanto grande quanto è assurda e perversa l’ottusità del governo di quel Paese.
L’ambiente è la Teheren di oggi, dove Mahin, una vedova molto benestante che si dichiara sulla settantina (la bravissima giornalista, scrittrice, attivista politica oltre che attrice Lily Farhadpour, che però per il film si invecchia un po’ perché ha solo 63 anni), ancora piacente anche se decisamente sovrappeso, ricorda quando da giovane andava con le amiche di sempre a ballare al grand Hotel (che oggi non ha più il nome di allora e dove non si balla più), ma ci andava a capo scoperto, con la minigonna e i tacchi alti.
La trama si potrebbe definire “a strati”, con temi diversi e attuali, trattati tutti con efficacia e profondità.
Primo “strato” è il tema dell’amore per le persone anziane e sole, un argomento ancora ingenerosamente tabù e – si badi! – non solo in Iran: ma questa donna non è certo una che si lascia vivere addosso la solitudine della vedovanza. È intraprendente e arguta e organizza un incontro galante con Esmail (Esmail Mehrabi), un taxista, della stessa età e solo anche lui. I due cenano segretamente a casa di lei, con il dolce preferito e bevendo vino in abbondanza (bere vino in Iran non si vede al cinema da 45 anni, ma nella vita reale le persone in segreto lo fanno!), dimenticando per una meravigliosa sera, la più bella dei loro ultimi anni, la tristezza di un regime che li vorrebbe condannare a privarsi di tutto: ricordi, gioia, amore e persino la musica e i piacere di ballare.
Poi c’è il tema del tormento di dover continuamente mentire, celare, far sotterfugi, perché il controllo politico è ovunque, come nella Germania Est ai tempi della STASI: chiunque, persino i vicini di casa, potrebbero denunciare e non esiste praticamente nulla che non sia proibito o proibibile.
Infine ci sono gli arresti della polizia, che di meglio non ha da fare che contare i centimetri di capelli che escono dal hijab delle ragazze. L’anziana vedova non si limita ad assistere, ma difende le ragazze contro i poliziotti, ammonendoli che dovrebbero vergognarsi di obbedire a ordini così insensati. Una ragazza è così salva: ma che ne sarà di tutte le altre?
Alla presentazione del film a Berlino, sulle sedie che avrebbero dovuto essere occupate dai due registi, ci sono invece le fotografie delle loro sagome. A causa di questo film, non hanno più il permesso di lasciare l’Iran. Al posto del loro intervento, viene letta una lunga e commossa dichiarazione, della quale riporto alcuni passi.
“Dopo tre anni di lavorazione, oggi ci è proibito unirci a voi per assistere alla prima proiezione con voi… ci dispiace. Ma non siamo soli, questa è la magia del cinema, che ci fa sentire insieme, è una finestra su un luogo dove ci si ritrova. .. questo film è su amore, vita e anche libertà: tesori che abbiamo perso nel nostro amato Paese… Da molti anni i cineasti iraniani sono sottoposti a regole molto restrittive, la cui violazione può portare a complicati casi giudiziari, situazione che abbiamo sperimentato molte volte in questi molti anni…. Siamo giunti a pensare che non sia più possibile raccontare la storia delle donne iraniane seguendo le rigide leggi della censura come quella del hijab obbligatorio. Regola che impedisce di raccontare la vera vita delle donne come esseri umani. . Abbiamo deciso di superare questa linea rossa e di accettarne le conseguenze… Questo film è in lode della vita … una storia che contrasta con l’immagine comune delle donne iraniane ma è simile alle storie di molte persone sole su questo pianeta, che stanno per assaporare brevi e dolci piaceri della vita. … ringraziamo il festival di Berlino per questa opportunità a e speriamo che questo film si possa vedere in giorno anche in Iran. Speriamo che quel giorno non sia troppo lontano. … Dedichiamo orgogliosamente questa proiezione alle donne del nostro Paese, fiere e coraggiose, che si sono spese per una battaglia per il cambiamento sociale, che stanno cercando di abbattere i muri di tradizioni obsolete e fossilizzate e che sacrificano le loro vite in nome della libertà.”
Con tali premesse, è già straordinario che entrambi i due attori protagonisti siano presenti a Berlino. Ma per loro futuro non hanno la minima certezza.
In questo film una donna anziana non si arrende e lotta e lancia così un potente e coraggioso messaggio per il futuro delle donne iraniane, afghane e di tutte quelle che nel mondo soffrono ancora a causa un patriarcato agonizzante ma strenuo e di regimi ottusi e retrogradi.