Schiena e nuca abbronzati, robusto e muscoloso, spacca con vigore cataste di legna, è come il gigante buono delle fiabe, uno Schreck che non fa paura: è Marco (Simon Wisler), una trentina d’anni, arrivato l’inverno precedente dalla valle per lavorare in un villaggio sperduto tra i monti del cantone di Uri, il più antico della Svizzera, quello più tradizionalista, quello di Guglielmo Tell.
Lavora tanto per inserirsi tra quelle persone un po’ diffidenti e chiuse, beve solo tè freddo e ama, ricambiato, Anna (Michèle Brand), che nel villaggio è sia postina, sia barista dell’unico locale. Ma, dice lei con orgoglio, “Chi vuole me si prende anche la mia bambina”. E infatti Marco anche con la piccola è affettuoso e premuroso. È gentile persino con le mucche, alle quali si affeziona tanto da soffrire fino a star male quando devono essere portate al macello.
Il destino però ha ben presto altri piani per la giovane coppia: passano tre soli inverni e una malattia che non lascia speranze prende il gigantesco corpo di Marco.
Il regista spiega di essersi ispirato a una vicenda reale ascoltata alla radio e di aver valuto raccontare quel mondo, che non è idillico, anzi la vita è durissima e alcuni villaggi in inverno sono raggiungibili solo a piedi. Il film vuole rappresentare non lo scenario da cartolina, ma quello di un microcosmo di umanità, con il suo coraggio e le sue meschinità, l’anelito alla libertà e un fondo di conformismo. Gli attori non sono professionisti (eppure tutti bravissimi!) bensì veri montanari, immersi nello scenario nel quale vivono davvero, nei pressi del lago di Urn. I dialoghi nella parlata stretta in Schwitzdeutsch sono scarni ma vanno sempre a segno, come la mitica freccia scoccata dall’eroe locale. Nella stessa lingua sono i cori di montagna, che sottolineano il dramma come in una antica tragedia greca, spiegando e anticipando ciò che accadrà.
Un dramma elegiaco e potente, dove l’umanità è guardata senza filtri e senza indulgenze, in un insieme unico con la natura.
Il giovane regista svizzero Michael Koch (Lucerna, 1982) si è formato in Germania e vanta la partecipazione a oltre 100 festival. Il suo lungometraggio d’esordio “Marija” è stato presentato al festiva di Locarno nel 2016 e in numerosi altri festival. Drii Winter, il suo secondo lungometraggio, in concorso per gli Orsi della Berlinale 2022, ha ottenuto una menzione speciale.