Inizio giugno 1962, Novocherkassk, URSS.
Lyudmila (Lyuda) ha combattuto fieramente nel nome di Stalin e continua a sostenere con impervia convinzione i suoi ideali. Militante dura e pura, non accetta nessuna forma di dissenso e non si tira indietro quando si tratta di esprimere il suo disprezzo verso traditori e false notizie; nemmeno se la contestazione arriva dalla giovane figlia, operaia in fabbrica. Sarebbe anche disposta a denunciarla al partito comunista.

Quando durante una manifestazione assiste agli spari sulla folla che protesta per gli aumenti dei prezzi; quando, cioè, assiste alla repressione di uno sciopero, alla negazione di un diritto (manifestare liberamente), Lyuda inizia ad avere una voce stanca e meno decisa, che diventa disperata quando la figlia, che era tra i manifestanti, non torna a casa e non dà sue notizie.

“Per la donna inizia così un’affannosa quanto rischiosa ricerca, senza sosta e senza quartiere – a dispetto del blocco della città, degli arresti e dei tentativi di insabbiamento da parte delle autorità. Il film è basato su un fatto realmente accaduto a Novocherkassk il 2 giugno del 1962 e secretato fino agli anni Novanta. L’inchiesta è stata avviata nel 1992. Le vittime del massacro (26 morti e 87 feriti) erano state occultate in tumuli sotto falso nome perché non venissero mai ritrovate. I principali sospetti fra gli alti vertici governativi erano già morti. I responsabili non sono mai stati condannati”.

Andrej Končalovskij in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, scrive con Elena Kiseleva una storia dal lirismo didascalico, ma spiega anziché mostrare il conflitto morale di una donna che si trova, o meglio comprende improvvisamente di essere dalla parte di chi un tempo ha combattuto strenuamente.

Bravissima nel ruolo la protagonista Julia Vysotskaya, tutto è imperniato su di lei; e bellissimo è il bianco e nero  della fotografia di Andrey Naidenov), e il contesto sociale è ricostruito con estrema cura.
Il problema è una trama fin troppo convenzionale – e per questo lo sviluppo è prevedibile – che ogni tanto preme sull’acceleratore del melodramma e così si perde di vista il punto centrale del film: lo sconcerto di una nazione, vissuto attraverso le ore di angoscia di Lyuda che non riesce a trovare sua figlia.