“HARRY POTTER E IL PRINCIPE MEZZOSANGUE” di J.K.ROWLING

“...Perchè nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive...”

La scoperta della verità sul ritorno di Voldemort causa terrore e rivolgimenti socio-politici nel mondo della magia. Mentre Harry ritorna per il sesto anno a Hogwarts, riabilitato e più che mai osannato dalla comunità magica ma lacerato dalla perdita dell’amato padrino Sirius Black e schiacciato dalle terribili rivelazioni della Profezia, incidenti e attentati sempre più pericolosi si susseguono inspiegabilmente fra gli studenti della scuola. Tra sospetti ed intrighi nascosti, pozioni della fortuna e filtri d’amore, verità svelate e amuleti magici da ritrovare, ancora una volta è un libro, il volume di Pozioni del fantomatico Principe Mezzosangue, a guidare il protagonista… ma chi si nasconde dietro il misterioso pseudonimo?

In accordo con i “romanzi di formazione” il cui scopo è seguire le tappe salienti della vita del personaggio principale per riflettere quella del lettore, la collana di Harry Potter potrebbe essere definita come una “saga di formazione” dato che segue le orme del protagonista dall’infanzia all’età adulta. In questo penultimo capitolo, infatti, Harry viene ritratto mentre attraversa il passaggio cruciale dall’adolescenza all’età adulta, connesso a tutta una serie di problematiche a livello personale: deve affrontare la morte dell’unica persona che costituiva il suo legame con il passato e i suoi genitori Sirius Black, deve fronteggiare il peso dell’enorme responsabilità che la profezia gli ha messo sulle spalle e inoltre si trova a fare i conti con la scoperta del sentimento dell’amore in relazione a Ginny Weasley, mascherato da affetto fraterno negli episodi precedenti, ma giunto ora improvvisamente alla luce. Nella stessa situazione si trovano gli amici più stretti di Harry – Ron ed Hermione, che alla fine divengono entrambi consci della reciproca attrazione- e persino il suo più acerrimo nemico a Hogwarts, Draco Malfoy -attorno al quale si addensano sospetti sempre più pesanti- che appare accompagnato da un’ammiratrice, la compagna Serpeverde Pansy Parkinson.

L’atmosfera che circonda i personaggi è decisamente tra le più cupe dell’intera saga, come una cappa nera che avvolge tutto il mondo della magia riflettendosi addirittura su quello “babbano”, minacciato da strani incidenti e allarmanti fenomeni meteorologici. L’universo creato dalla Rowling perde i suoi toni vivaci e incantati per divenire un luogo ostile pullulante di loschi individui e viaggiatori solitari, dove quartieri prima floridi divengono aree desolate e degradate e le famiglie vivono nel terrore rifuggendo il contatto umano e comprando manuali di autodifesa e finti amuleti protettivi perché le persone cominciano a sparire, rapite o uccise dall’Oscuro Signore.
L’inizio del volume –in particolare il secondo capitolo- è folgorante, il lettore viene catapultato direttamente all’interno della narrazione grazie al racconto di un evento che farà sentire le sue nefaste conseguenze nel catastrofico finale.
Dal punto di vista della trama il sesto libro presenta notevoli affinità con il secondo: in entrambi il male si annida all’interno delle mura di Hogwarts, in entrambi un libro è la chiave per risolvere un mistero, in entrambi la famiglia Malfoy gioca un ruolo di primo piano (l’attenzione dell’autrice ai particolari fa’ sì che avvenga il recupero persino di alcuni dettagli nominati per la prima volta proprio nel 2° libro), in entrambi la vita di Lord Voldemort prima della sua ascesa al potere – quando era un semplice studente di Hogwarts – torna alla ribalta, anzi, in questo caso guadagna ampio spazio in più capitoli. Le origini familiari, l’infanzia, l’adolescenza e i momenti salienti della vita del giovane Tom Ridde vengono scandagliati e minuziosamente esaminati alla ricerca delle informazioni necessarie per capire la fonte del suo potere e riuscire a combatterlo.

L’altro grande fulcro narrativo è Piton, forse il più riuscito dei personaggi evocati dalla penna della Rowling, sbozzato lungo tutta la saga con straordinaria maestria fino a raggiungere in questo volume vette di straordinaria complessità. Piton è una personalità prismatica dotata di una serie talmente numerosa di sfaccettature che non si finisce mai di scoprirle, tanto da riuscire a unire tutti e sette i libri attraverso il fil rouge della domanda essenziale: da che parte sta? Da quella di Silente o di Voldermort? Qual è il motivo che spinge il preside di Hogwarts a riporre su di lui una fiducia totale malgrado le infinite prove contrarie?
Riuscire a mantenere un’ambiguità di fondo sulla natura più intima di un personaggio per ben sei libri costituisce una prova di grande abilità psicologico-letteraria.
Il sesto volume della saga, cupo e altamente drammatico, è un siluro lanciato a folle velocità verso il settimo e ultimo libro dove tutte le tessere del puzzle troveranno l’esatta collocazione e tutti gli interrogativi otterranno una risposta.

J.K. Rowling, Harry Potter e il principe mezzosangue, Salani, pp. 592
22 euro.