Sam Carlson, la guardia del corpo ed esperta di anti-terrorismo protagonista del nuovo Netflix original Close (disponibile sulla piattaforma dal 18 gennaio scorso) non è molto diversa dalla Lisbeth Salander della trilogia Millennium, entrambe interpretate da una taciturna e minacciosa Noomi Rapace. In questo thriller d’azione però (scritto e diretto dalla britannica Vicky Jewson) l’attrice svedese si trova a interpretare un personaggio molto più lineare immerso in una trama molto più classica rispetto a quella della trilogia scandinava che le ha dato la fama: Sam è la guardaspalle della ricchissima ereditiera adolescente Zoe Tanner (Sophie Nélisse) è ha il delicato compito di scortarla attraverso il Marocco dopo la morte del padre per discutere del futuro della gigantesca azienda di famiglia con la matrigna Rima (Indira Varma).
Una serie di imprevisti e colpi di scena lungo il tragitto porteranno le due donne, diversissime tra loro, a imparare a fidarsi l’una dell’altra. Se l’intento era quello di mettere su pellicola una sorta di A spasso con Daisy al cardiopalma, dove due personaggi al limite dello stereotipico condividono una serie di disavventure più o meno già viste in una serie di film d’azione, l’obiettivo è stato centrato in pieno. Se l’idea invece era quella di fare un racconto al femminile di due donne che incontrano la figlia e la madre che non hanno mai avuto, allora non ci siamo proprio, visto che il rapporto tra le due protagoniste è affrontato nel più superficiale e scontato dei modi, con dialoghi da fiction Rai e momenti di empatie tra le due protagoniste che fanno quasi rimpiangere le altrettanto improbabili scene d’azione, che seppur sfiorando l’improbabile (uno su tutti il combattimento tra subacqueo tra la Rapace e una spia, con tanto di intercessione di un minaccioso banco di sgombri inferociti che corrono in soccorso della protagonista) riescono comunque a intrattenere.
Close diventa così un ottimo spunto per iniziare una riflessione sulla differenza tra Netflix e la sala cinematografica, dato che un titolo come questo meriterebbe un giudizio ben più severo se fosse stato pensato per un pubblico pagante che esce di casa e compra un biglietto per vederlo, mentre se lo inseriamo nell’ottica di una serata Netflix and chill resta un titolo guardabile e tutto sommato interessante.