OSMY DZIEN TYGODNIA (L’ottavo giorno della settimana)

Tra Roma e Varsavia: due capitali nel cinema - La scheda del film

Polonia-Germania Est, 1958 [anteprima polacca:
1983], b/n e col, 89’

Piotr lavora in un ufficio di progettazione, Agnieszka è studentessa
di filosofia. Sono innamorati e cercano un po’ di intimità.
Hanno bisogno di un luogo appartato dove passare la
notte. Ma nella Varsavia degli anni Cinquanta che si sta ricostruendo
non è così facile. Piotr vive in una catapecchia ma
sfortunatamente proprio il giorno in cui i ragazzi si danno l’appuntamento,
la casa crolla. Agnieszka invece abita con i genitori
e il fratello ubriacone che continua a rievocare il suo passato
di partigiano. In casa c’è anche un coinquilino. Agli sfortunati
giovani non resta che vagare per la città, ma non hanno
fortuna. Un loro amico pittore offre loro il proprio atelier ma
poi si dimentica di loro e improvvisamente torna a casa con una
ragazza appena conosciuta. Quando la coppia si ripara dalla
pioggia in una casa in via di costruzione il loro intimo tête à tête
viene interrotto dalle risate dei barboni che si stanno ubriacando.
Il caso vuole poi che Piotr e Agnieszka rimangano rinchiusi
in un grande magazzino: per riscaldarsi bevono grosse
quantità di vodka e dopo si addormentano cadendo in un beato
sogno a colori (unica sequenza a colori del film). All’alba i
guardiani chiamano la polizia e Piotr viene arrestato. Agnieszka
lo aspetta per tutta la giornata. Alla fine, stanca e irritata,
insieme ad un’amica va in un locale notturno dove conosce
un giornalista. Il suo vantaggio principale è quello di avere un
appartamento in cui invita la ragazza con intenzioni inequivocabili.
Piotr dopo aver dato le spiegazioni al commissariato
viene rilasciato. Riesce ad ottenere le chiavi di un appartamento
e contento va da Agnieszka. La ragazza però gli racconta
di quell’altro uomo…

Questa storia apparentemente innocente, che parla di un amore
ostacolato da varie difficoltà di alloggio, non era piaciuta
alle autorità ed era finita nel cassetto. Il pubblico l’ha vista solo
dopo 25 anni, nel 1983. Fu criticato soprattutto il modo di
rappresentare la realtà di quei tempi e i problemi con cui si stava
cimentando la società. Il messaggio pessimistico e il modo
diretto con cui vi si affronta la mancanza di prospettive, specie
per i giovani, era inaccettabile per le autorità di allora. Eppure
quando il film giunse finalmente sui grandi schermi i critici
non si sono dimostrati entusiasti.
“Per giudicare questo film che per essere mostrato ha dovuto
aspettare 25 anni (il che del resto è difficile da capire visto il
suo contenuto) bisogna tener conto di certe attenuanti. Dopo
tutto questo tempo i nostri gusti sono cambiati. Ma lo stile del
film lo fa sembrare ancor più vecchio; non è molto diverso dai
film dell’anteguerra, con la sua miseria pittoresca, con la gente
vestita alla moda con studiata noncuranza, con i gesti del
protagonista che entra in un rudere per raccogliere dei fiori
per la fidanzata, con il finale pieno di speranza che non corrisponde
per niente al resto del film. Per non parlare del suo
simbolismo invadente” scrive Joanna Godlewska (“Kino”, n. 8,
1983).

Allo stesso tempo Bogdan Zagroba scrive: “sin dai tempi della
guerra Aleksander Ford era sempre stato il personaggio numero
uno dell’ambiente cinematografico, la sua eminenza grigia.
Nella prosa del giovane contestatore Marek Hlasko deve aver
percepito la possibilità di tenere il passo ai registi giovani. Già
il suo precedente I cinque di via Barska, notato al festival di
Cannes, prometteva la liberazione dagli schemi del realismo
socialista. Ford ha cercato però sin dall’inizio di rendere meno
forte il messaggio della prosa di Hlasko. Lavorando sul testo ha
rinunciato ad esempio ad un regolamento dei conti che nel testo
era appena tracciato: nel suo racconto Piotr dopo essere
stato in carcere per alcuni anni, è un uomo vuoto che stenta a
ritrovarsi nella situazione della metà degli anni Cinquanta. Nel
film invece, Piotr è un uomo che non appartiene al passato ma
al futuro. È un architetto? Un disegnatore? uno studente che
crea le immagini di una futura Varsavia moderna? Nel racconto
Grzegorz, fratello di Agnieszka, è un personaggio profondamente
tragico, un giovane scrittore, comunista convinto, cacciato
dal partito perché incapace di rassegnarsi all’operato
delle autorità. Nel film, nonostante una persuasiva interpretazione
di Tadeusz Lomnicki, Grzegorz è solo un rottame, un alcolista.

Eppure è proprio lui il portavoce dello scrittore quando
dice: “in Polonia l’ubriaco ha un trattamento speciale, l’ubriachezza
è diventata una specie di nuova moralità. È ovvio
che se uno beve vuol dire che ha qualche problema””. Tuttavia
riassumendo, Zagroba scrive: “L’ottavo giorno della settimana
può essere interessante per chi si appassiona al cinema polacco
[…] c’è l’interpretazione di Zbyszek Cybulski, i cui film vale
sempre la pena di vedere, ci sono alcuni frammenti della Varsavia
degli anni Cinquanta con la vecchia stazione del quartiere
di Srodmiescie, ci sono attori che incarnano personaggi di
un quarto di secolo prima, c’è anche la mitica Sonia Ziemann
che interpreta la moglie di Hlasko”. (“Film”, n. 35, 1983)
Va aggiunto che lo stesso Marek Hlasko (il cui nome figura nei
titoli di testa) ha rinnegato la propria collaborazione al film,
avendo di esso un giudizio non proprio positivo.

Regia: Aleksander Ford;
Sceneggiatura: Marek Hlasko, Aleksander
Ford sulla base dell’omonimo racconto di Marek Hlasko;
Fotografia: Igor Oberberg, Jerzy Lipman;
Musica: Kazimierz
Serocki;
Montaggio: Halina Prugar-Ketling;
Scenografia: Anatol
Radzinowicz, Roman Mann;
Interpreti: Barbara Polomska,
Jan Swiderski, Bum Krüger, Zbigniew Wójcik, Mieczyslaw Czechowicz,
Wladyslaw Dewoyno, Barbara Modelska, Alina
Borkowska, Ilse Steppat, Roman Hubczenko, Barbara Jakubowska;
Produzione: Gruppo Cinematografico Studio, CCCFilmkunst
Berlino Occidentale.