80 chilometri non sono poi molti da percorrere, ma diventano una distanza immensa se sono quelli che separano il tuo paesino sullo stretto di Bering, nel circondario autonomo della Čukotka, dalle coste dell’Alaska, la magica terra dell’abbondanza americana. Ne ha visti, Leshka, di gente che ha tentato di attraversare quel tratto di mare, solo per essere riportata indietro dalle maree, solo corpi galleggianti dopo che un solerte difensore dei confini USA non ha esitato a sparare.
La routine di Leshka comprende: la caccia alle balene (principale fonte di sostentamento del paese), gli scherzi con gli amici, un nonno quasi cieco che ogni giorno annuncia la propria morte imminente. L’unico vero problema è l’assenza di ragazze, costante tema di discussione con l’amico Kolyan, ma tutto cambia quando conosce HollySweet999, una cam girl intravista al computer di uno dei pescatori, solo per pochi secondi ma tanti ne bastano per farla rapidamente diventare un’ossessione. Leshka inizia a parlarle, convinto che lei possa sentirlo, completamente ignaro del funzionamento dei moderni mezzi di diffusione del desiderio e del sesso. E quando vederla attraverso uno schermo non basta più, quando parlarle senza ottenere risposte o immaginarla a intrattenere altri uomini diventa troppo – troppo al punto da compiere un gesto estremo -, Leshka decide di affrontare quegli 80 chilometri con l’unico obiettivo di raggiungere “Detroit, Michigan” per confessarle finalmente I propri sentimenti in viva voce.
Kitoboy, opera prima del regista Philipp Yuriev, è un racconto lieve di formazione e crescita. Leshka è figlio della sua terra, di quei luoghi impervi che mettono alla prova qualsiasi tentativo di sopravvivenza, è figlio delle distanze e delle solitudini che circondano gli abitanti del villaggio, delle nebbie e dei venti. E con queste premesse, la sua insana ossessione diventa comprensibile e quasi inevitabile, alimentata da quel mondo immaginario che HollySweet999 crea nella sua chat pubblica, diventando ogni giorno un personaggio diverso che pare fissare Leshka fino in fondo all’anima con gli occhi più azzurri che lui abbia mai visto. È per lei che inizia a imparare I primi rudimenti d’inglese, ed è per lei che è disposto a mettere in discussione anche I legami più stretti, adolescente nel corpo ma praticamente ancora un bambino di fronte ai rapporti con l’altro sesso.
Il suo viaggio verso l’America è anche il viaggio verso l’età adulta, e al contempo l’uscita da quel tunnel malsano che l’aveva assorbito completamente. Un rito di passaggio doloroso ma necessario, che gli permetterà di crescere e tornare ad apprezzare la propria vita, per quanto difficile questa sia. Tra bracconieri e ossa preistoriche, tra lande desolate e piogge gelide, in un mondo di sogno ma più vero del vero, forse Leshka potrà finalmente affermare che “nessun posto è bello come casa mia”.